Appello dei riformatori socialisti e civici per Valdo Spini alle primarie

Volentieri riceviamo e pubblichiamo:

La prospettiva dei socialisti italiani non può che essere quella di stare a sinistra e nel socialismo europeo, andando oltre i tanti contenitori senza contenuto, in voga durante la c.d. Seconda Repubblica, la cui identità è rimasta incomprensibile. In un quadro politico normale, magari regolato in futuro da un sistema proporzionale riveduto e corretto, servirebbe di certo una sinistra di governo dalla chiara identità socialista e priva di qualsiasi zavorra massimalista. In poche parole, un progetto che dovrà trovare posto, nello schieramento progressista oggi in costruzione.
A ben vedere, i socialisti dovrebbero guardare al di là del proprio naso, proponendo un nuovo soggetto laico-socialista, che affianchi due aree politiche e civili che oggi non trovano ufficiale rappresentanza nelle istituzioni, ma che esprimo istanze riformatrici, rappresentate dal filone socialdemocratico e dai movimento di progresso spontanei organizzatisi nelle liste civiche, che stanno sperimentando nuove forme di partecipazione.
Non v’è chi non veda che, oggi ancor di più, una sinistra riformista deve saper cogliere gli umori, le speranze le attese dei cittadini che utilizzano modalità e strumenti di aggregazione meno tradizionali ma molto potenti e significativi, grazie alle nuove tecnologie ed alla diffusione rapida e globale delle informazioni.
In questo preciso momento, l’Italia ha bisogno tanto della cultura laico-socialista quanto di un’idea di sano civismo riformatore, per rompere la deriva continuista, dominata dal blocco economico-sociale tra il grande capitale e quella parte dell’establishment politico che vorrebbe proseguire l’esperienza del governo Monti nella prossima legislatura. Basta osservare come è stata approvata la nefasta “riforma” del sistema pensionistico, per comprendere come le battaglie sui temi sociali siano emarginate dall’agenda di chi si accontenta di far da stampella all’esecutivo “tecnico” anche dopo il 2013.
Prima di ogni altra considerazione, diventa quindi prioritario farsi carico di tenere viva l’idea socialista e di rendere chiara la collocazione nel Pse, per riunificare la diaspora e, ad un tempo, offrire una prospettiva a tutta la sinistra per costruire un’area “nuova” insieme ai movimenti civici. Senza questa idea forte e l’apertura alla società variamente organizzata, i socialisti rischiano di prestarsi ancora una volta ad operazioni meramente elettoralistiche ed il tutto verrebbe visto – e forse a ragione – come l’ennesima operazione di piccolo cabotaggio, priva di respiro politico.
Il problema è senz’altro quello di allargare il nostro orizzonte senza snaturarci. Il Pd e Sel, che stanno dando vita al nuovo centro-sinistra, non hanno ancora sciolto il nodo della loro collocazione rispetto a quel socialismo europeo che, in tutto il continente, rappresenta l’alternativa ai moderati ed ai conservatori. Non possiamo consentirci di stare anche noi sul pero e sul melo o di mettere in pratica il motto “pochi ma buoni”.
Oggi come ieri, bisogna ripartire dall’idea dell’autonomia socialista, del rapporto con il mondo del lavoro e con i fermenti dei riformatori civici, senza restare succubi a dei soggetti politici simili a mangrovie, indecisi tra mare e terra, ma nemmeno gettandoci in mare aperto senza albero maestro.
Per queste ragioni chiediamo a Valdo Spini, che a Firenze è stato protagonista di una bella vicenda civile di partecipazione alla vita pubblica dei gruppi cittadini più avanzati, di guidare oggi questa esperienza civica.

 

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